Benvenuti, amici degli animali e appassionati di cucina a quattro zampe!
Oggi siamo qui per presentarvi un prodotto speciale e succulento, da introdurre nella dieta BARF dei vostri amati cani e gatti: la trippa verde! Preparatevi a scoprire come deliziare i vostri adorati pelosi, il tutto condito con un pizzico di divertimento e leggerezza!
La Trippa Verde è un vero toccasana per la dieta BARF dei nostri amici a quattro zampe. È ricca di vitamine del gruppo B, A e K; inoltre, contiene una miriade di minerali essenziali, tra cui ferro, calcio e magnesio. Questo ricco insieme di nutrienti aiuta i nostri pelosi a mantenere una salute ottimale ed un pelo splendente. Infine, la trippa verde ha anche un asso nella manica: degli enzimi naturali che favoriscono la digestione; perciò, se il vostro animale domestico ha difficoltà di stomaco, è proprio ciò di cui ha bisogno!
Avete mai visto il vostro cane o gatto correre in giardino per mangiare dell’erba? Beh, la trippa verde potrebbe fornire una gradevole alternativa a questa strana abitudine, in quanto possiede un’importante funzione probiotica che aiuta a mantenere l’equilibrio della flora intestinale del vostro animale domestico. Quindi, anziché lasciarli brucare l’erba del vostro bellissimo giardino, potete offrire loro della più salutare e gustosa trippa verde. I nostri amici pelosi sono dei veri intenditori anche in fatto di “dieta green”!
Ed ora, ecco la parte divertente: vediamo come introdurre la trippa verde nella dieta BARF dei vostri adorabili pelosi!
Innanzitutto, assicuratevi di ottenere un prodotto di alta qualità da fonti affidabili; potete trovarla presso negozi specializzati o rivolgervi a fornitori locali di carne. Ricordate che la trippa verde deve essere pulita accuratamente e tagliata a pezzetti piccoli, per adattarsi alle esigenze del vostro animale domestico.
Quando si tratta di introdurre un nuovo alimento nella dieta BARF del vostro amico peloso, la gradualità è la parola d’ordine. Iniziate aggiungendo piccole quantità di trippa verde al pasto del vostro animale domestico. Monitorate attentamente le sue reazioni al nuovo sapore ed alla consistenza del prodotto; inoltre, assicuratevi che la digestione sia regolare.
Ricordate che ogni animale è unico, per questo motivo rispettare i tempi e le modalità di ognuno di essi è essenziale per consentirgli di adattarsi al nuovo nutrimento. Se ottenete riscontri positivi, potrete aumentare gradualmente la quantità di trippa verde nel pasto. Ricordate, però, di mantenere un equilibrio tra carne, ossa, organi e vegetali nella dieta BARF, per garantire una nutrizione completa e bilanciata.
La trippa verde è disponibile sul sito www.petfood.it sia intera che macinata e sia di agnello che di manzo.
Inoltre, possono essere acquistate anche essiccate:
Ogni animale ha esigenze e preferenze diverse. Osservate attentamente il vostro amico peloso mentre introduce la trippa verde nella sua dieta BARF. Prestate attenzione ai segnali che vi invia: se sembra apprezzare il nuovo ingrediente, se si sente meglio dopo averlo consumato e se mantiene un regolare transito intestinale. Se notate qualche reazione negativa, come disturbi digestivi o rifiuto del cibo, consultate il vostro veterinario per ricevere consigli specifici.
Allacciate il grembiule e liberate la vostra creatività in cucina, sperimentando ricette gustose e nutrienti, che renderanno i pasti del vostro animale domestico un momento di gioia e divertimento!
La trippa verde è solo uno dei tanti ingredienti meravigliosi che la dieta BARF può offrire ai nostri amici pelosi. Esplorate le varie opzioni e scoprite quali cibi sono più adatti al vostro animale domestico, richiedendo anche il parere del veterinario per consigli specifici su dieta e la nutrizione.
Creerete un legame ancora più profondo con il vostro fedele compagno mentre esplorate insieme il meraviglioso mondo di una nutrizione naturale e gustosa.
Testimonial Bacco e Giorgio
Buon appetito a tutti i nostri amici a quattro zampe!
La masticazione è una delle attività più importanti per il benessere psico-fisico del cane ed è un bisogno che deve essere soddisfatto, dalle prime settimane di vita in poi.
Sin dai primi giorni di vita, il cucciolo inizia a conoscere il mondo che lo circonda e a vivere le prime esperienze (mediate dall’intervento della madre attraverso l’inibizione al morso, a partire dalla quarta settimana), attraverso la bocca, che diventa il suo strumento di conoscenza, sperimentazione e apprendimento. A partire dalla terza settimana, con l’eruzione dei primi denti, fino ai sei mesi, il cucciolo è impegnato in una lunga fase di dentizione che causa dolori e fastidi che vengono alleviati proprio dalla masticazione. Nel primo periodo di convivenza può capitare che, il proprietario, al suo rientro in casa, trovi alcuni “danni”, dovuti all’attività di rosicchiamento del cucciolo.
Come detto precedentemente,
la masticazione, in quanto bisogno, è fondamentale, non solo per il cucciolo ma
anche per l’adulto. Molti cani adulti, perché non abituati sin da cuccioli, di
fronte ad un osso, paradossalmente, si trovano spiazzati, non sapendo da che
parte cominciare. È dunque molto importante che il proprietario aiuti il
proprio cane a sviluppare questa nuova competenza, stimolandolo nell’attività
di masticazione. Ci sono diversi fattori da tenere in considerazione, però,
nella scelta dell’oggetto da masticare, che devono dipendere dalle capacità del
cane e dalle sue modalità dell’utilizzo della bocca:
Per concludere, dunque, sono
numerosi i benefici conseguenti alla masticazione: alleviare il dolore causato
dalla dentizione; strumento per conoscere e “gustare” il mondo; liberarsi dallo
stress, dall’ansia e dalla paura, impegnandosi in un attività stancante,
fisicamente e mentalmente. Ma anche un momento di gioco collaborativo con il
proprio compagno umano (come potrebbe essere quello di spezzare dei lunghi
rami), volto a saldare le basi di una relazione di fiducia e condivisione.
Quindi è opportuno incentivare questa tipologia
di attività e indirizzarla verso target sapientemente
selezionati dal proprietario, andando ad aumentare, oltre tutto, la sensazione
di autoefficacia e autostima del proprio compagno a quattro zampe.
Evitiamo possibilmente di comprare al cane gli ossi di pelle di bufalo che si trovano in commercio e prodotti artificiali poiché ricchi di sostanze chimiche ritenute molto dannose per il nostro amico a quattro zampe ma offriamo al nostro pet dei prodotti naturali , come ad esempio il nuovo snack della ditta BARF ITALIA
Il DENTAL BARF è formulato utilizzando 100% ingredienti naturali di origine animali senza l’utilizzo di conservanti amidi o addensanti. L’assenza di amidi, quindi di zuccheri, aiuta l’azione anti placca.
L’azione abrasiva esercitata meccanicamente durante la masticazione del DENTAL BARF da parte del cane garantisce la rimozione fisica dei residui di placca e tartaro consentendo una corretta igiene orale.
Questa efficace azione meccanica permette di raggiungere anche le zone più nascoste della cavità orale dove è più facile che placca e tartaro si accumulino.
Grazie all’azione meccanica esercitata dal DENTAL BARF non è stato necessario aggiungere alcuna sostanza chimica pulente che avrebbe potuto causare, problematiche di tolleranza da parte dell’animale.
Inoltre durante la masticazione del DENTAL BARF avviene anche un delicato massaggio gengivale favorendo la completa eliminazione di placca e tartaro, garantendo un benessere ottimale del cavo orale.
Uso e dosi : 1 o 2 stick al giorno
– Quantità giornaliera 2-3 snack al giorno anche se l’ideale sarebbe 1 al giorno. – Confezione da 8 pz da 15 cm. spessore 1,5 cm. peso 120g.
Se avete provato, almeno una volta, l’esperienza di convivere con un animale domestico, sapete bene di cosa stiamo parlando.
La relazione tra cane e padrone è qualcosa di inspiegabile, unico e molto profondo. Un legame che si crea nel tempo a suon di coccole, amore e, soprattutto, fiducia reciproca.
Sono tante le storie di cani che giacciono, per settimane, sulla tomba del proprio padrone o che restano a accanto a loro fino all’ultimo momento.
Non esiste nulla di paragonabile a questa relazione, così genuina e speciale. Il rapporto può diventare talmente forte da arrivare a far sincronizzare i cuori di cane e padrone. Studi scientifici dimostrano, infatti, che avere un cane in casa migliora la salute dei padroni e allontana rischi e malattie gravi per il cuore.
Tra i tantissimi benefici che derivano dalla convivenza tra uomo e cane, sicuramente vale la pena distinguerne quattro, in particolare. Cominciando per esempio dalla grandissima sensibilità di questi animali nei confronti delle persone. Sono molti gli studi che hanno dimostrato che il cane è in grado di riconoscere gli stati d’animo umani. E il suo comportamento si adatta ad essi, dimostrando comprensione e appoggio.
In secondo luogo, è dimostrato che, per il fatto di dover occuparsi della nutrizione del proprio amico a quattro zampe, i padroni tendono a migliorare le proprie abitudini alimentari.
In parole povere, il fatto di dover allevare bene il vostro cane, vi porta a mangiare meglio.
Tutto questo senza scordare i vantaggi prodotti sul piano emotivo, psicologico e sociale. Chi possiede un cane è più felice, impara a relazionarsi più spesso con gli altri ed il mondo esterno. Aumentano i contatti con le persone, la facilità nell’instaurare contatti fisici e visivi.
Infine, cosa di non poco conto, è che avere un cane insegna ad essere più responsabili. Certo, attraverso la comprensione, la pazienza ma anche il rispetto dei sentimenti altrui.
Cane e padrone, un vincolo indistruttibile
Come abbiamo già detto, l’ingrediente principale, nelle relazioni tra umani e cani, è la fiducia. Ovvero la costruzione di essa, che non sempre è immediata né facile. Il lavoro del padrone è quotidiano, costante e paziente. Soprattutto perché è più facile perdere la fiducia dell’animale che ottenerla. Una volta ottenuta, sarà eterna e indistruttibile.
Conosciamo due tipi di vincoli, che possono instaurarsi tra cane e padrone. Il vincolo fisico e quello emotivo.
Nel primo caso, parliamo di una relazione basata sulle necessità basiche dell’animale. Il cane vede il proprio padrone come colui che può sopperire alle sue esigenze più elementari. Soprattutto il cibo, bere, sentirsi comodo o venire protetto dal freddo.
Il vincolo emotivo è assai più complicato da costruire. Ma si può costruire attraverso il gioco. Dedicare tempo e attenzione al vostro cane significa non solo giocare in modo superficiale e fine a sé stesso, ma anche sfruttare il gioco come strumento di insegnamento.
Rafforzare il vincolo: carezze e contatto fisico
Occorre dare la giusta importanza al vostro cane, affinché si senta davvero importante per voi. Il contatto fisico è fondamentale per rafforzare il vincolo emotivo cane-padrone. Non parliamo solo di quantità, ma di qualità. Non vale accarezzare il vostro amico a quattro zampe mentre fate altro. Coccolarlo superficialmente mentre siete al PC, guardate un film o fate altro, mostrerà al cane una certa dose di indifferenza e mancanza di attenzione.
Molto meglio chiamare a voi il vostro animale e accarezzarlo dolcemente, rivolgendogli tutte le attenzioni e chiamandolo per nome. In questo modo, giorno dopo giorno, capirà che per voi è davvero importante. E ricambierà questo attestato di fiducia con una maggiore ubbidienza.
La connessione tra esseri umani e cani
Ma il legame nato e rafforzato tra voi e il vostro cane ha anche una natura più profonda. Biologica, per l’esattezza. L’Università giapponese di Abazu ha infatti dimostrato che esiste un particolare tipo di ormone che favorisce questo legame.
Stiamo parlando della ossitocina, meglio nota come ormone dell’amore. Entra in funzione e favorisce lo sviluppo di una relazione affettiva molto profonda. La stessa che, per esempio, può intercorrere tra padre e figlio.
Attraverso lo sguardo, cani e padroni rafforzano il loro vincolo emotivo, sulla base di un circuito neuronale in cui l’ossitocina svolge un ruolo determinante. Con il tempo, quindi, l’animale e l’uomo si sentono attratti come se richiamati da un sentimento di appartenenza e familiarità.
Amore a prima vista
Il cane è un animale sociale e la relazione che instaura con il suo padrone è uno degli aspetti più importanti della sua vita. Ecco perché la vostra relazione con lui deve essere impostata in modo consapevole e responsabile fin dal primo momento. Poco importa che sia stato trovato per strada o ereditato per caso. L’intensità del vostro rapporta inizia immediatamente. La vostra storia assieme si cementa attraverso lo sguardo. Come abbiamo visto, tramite questo senso viene attivato il processo ormonale che porta a sentire cane e padrone come figlio e padre. Un nuovo vincolo familiare che durerà per sempre. L’ossitocina può anche agire come neurotrasmettitore. Gioca un ruolo fondamentale nella creazione dei vincoli sociali quindi nel rapporto di fiducia con l’uomo. Tutti aspetti importantissimi che dovrete sempre tenere a mente per poter crescere il vostro cane nel miglior modo possibile.
Fonte : https://imieianimali.it/relazione-tra-cane-e-padrone/
A cura del Dott. Valerio Guiggi
Quando si segue un’alimentazione industriale oppure un’alimentazione casalinga è molto comune congelare le grandi quantità di cibo cui abbiamo bisogno per poi scongelarle, man mano, nel corso delle settimane.
Lo scongelamento è un’operazione molto comune per chi segue alimentazioni casalinghe, a cotto o a crudo, per il proprio cane e per il proprio gatto, ma è un processo che spesso lascia molti dubbi ai proprietari.
E’ meglio uno scongelamento lento o uno scongelamento rapido?
E’ meglio tagliare la carne prima di congelarla o dopo averla scongelata?Quali sono e quante sono le perdite nutrizionali che si hanno durante l’operazione di scongelamento?
Quando si scongela, la “paura” più frequente dei proprietari è quella che durante l’operazione ci siano delle perdite nutrizionali nel prodotto: questo è vero solo in parte, perché le perdite in scongelamento sono in realtà molto limitate.
Ma quanto deve durare lo scongelamento della carne e del pesce? E’ meglio lento o veloce?
In generale non c’è una soluzione migliore, perché la risposta non dipende solo dalla qualità nutrizionale (ma anche dalla praticità, dalle necessità del proprietario, dal fatto che nella dieta siano presenti delle integrazioni), ma i metodi possono essere messi a confronto.
Da notare, però, che lo scongelamento a temperatura ambiente, in generale, non è consigliato. E’ più veloce rispetto a quello in frigo, a causa della differenza di temperatura molto più alta tra l’alimento e l’ambiente esterno, però proprio la temperatura ambiente (18-20°, in casa), è una temperatura ottimale per lo sviluppo batterico, che oltre a poter provocare proliferazione dei patogeni provoca anche la proliferazione dei batteri che alterano la carne. Sono gli stessi motivi per cui la carne cruda si conserva in frigo e non a temperatura ambiente a far sconsigliare questo metodo di scongelamento.
Riguardo ai tempi di scongelamento, secondo le conoscenze attuali lo scongelamento lento in frigorifero, a quattro gradi, è una soluzione utile e pratica per evitare la sovracrescita batterica. Sebbene il tempo di scongelamento sia infatti più lungo rispetto allo scongelamento a temperatura ambiente o in acqua corrente, la temperatura di 4° del frigorifero, come riportato da questo studio scientifico, limita la crescita batterica perché la maggior parte dei batteri patogeni non riesce a proliferare a questa temperatura, rispetto allo scongelamento più veloce che si può fare a temperatura ambiente e che causa una crescita più veloce della carica batterica.
Con lo scongelamento lento in frigo si produce un po’ di liquido di scongelamento che, essendo ricco di amminoacidi, proteine e minerali è un ottimo terreno di coltura per i batteri, che possono anche se lentamente proliferare nelle diverse ore di scongelamento; per questo, specialmente se la parte da scongelare è in frigo da diverso tempo si consiglia, di buttare il liquido di scongelamento, in particolare se la temperatura del frigorifero è piuttosto alta. Se si decide di mantenere il liquido, bisogna anche considerare che il cane o il gatto lo può bere o meno, e se non lo beve i nutrienti rimasti nel liquido vengono, chiaramente, persi.
Per lo scongelamento in frugo è sconsigliato far scongelare nel sacchetto che la conteneva: parte dei batteri della carne si trovano infatti sulla sua superficie, e togliendolo prima dello scongelamento si eliminano in un solo colpo i batteri che sono rimasti sul sacchetto che, altrimenti, possono proliferare .
Uno studio scientifico ha valutato anche lo scongelamento rapido in acqua calda (a 39 gradi per 11 minuti). L’alimento, che in questo caso era manzo, non veniva in contatto con l’acqua perché si trovava all’interno di un sacchetto sul quale l’acqua calda scorreva, scongelandolo il pochi minuti.
Sfruttando quindi solo l’effetto termico si è avuto, rispetto allo scongelamento lento in frigorifero, una perdita d’acqua minore, e un’alterazione qualitativa praticamente nulla (39 gradi sono una temperatura che non permette le alterazioni della carne tipiche della cottura, che inizia almeno da 50 gradi). Lo scongelamento è stato totale, e per piccole quantità di carne (perché la temperatura deve arrivare al cuore del prodotto congelato) scongelare in un sacchetto immerso in acqua sembra essere, al momento, la soluzione migliore per lo scongelamento in termini di qualità nutrizionale.
Considerando, però, che la quantità di carne deve essere limitata, perché se è troppa lo scongelamento rallenta molto e (tra l’altro) si consuma inutilmente molta acqua (che non è un problema nutrizionale, ma consideriamolo comunque).
Lo scongelamento in acqua corrente (senza sacchetto) o in acqua ferma (in una ciotola d’acqua ma anche qui senza sacchetto), invece, è abbastanza veloce da non dare il tempo materiale ai batteri di crescere ma a causa del forte contatto con l’acqua c’è una perdita di sostanze idrosolubili, per cui vitamine e minerali principalmente, maggiore rispetto a quella che si viene a creare nel liquido di cottura; per entrambi i motivi, se possibile, è da preferire quindi lo scongelamento in frigo rispetto a quello a temperatura ambiente.
Un’altra domanda che spesso viene posta dai proprietari in scongelamento è quella relativa al taglio della carne congelata, un’operazione fondamentale quando si acquistano grandi quantità di carne per il cane o per un gatto. Quando tagliarla per minimizzare le perdite?
La risposta dipende dal metodo che vogliamo utilizzare per lo scongelamento.
Se scegliamo lo scongelamento lento, quello in frigorifero, conviene tagliarla quando l’operazione di scongelamento è terminata, tranne per i “grandi tagli” necessari per la porzionatura (e per far entrare l’alimento fisicamente nel congelatore!).
Questo perché le perdite in scongelamento non sono omogenee: la maggior parte del liquido perso viene perso dalla parte esterna della carne, non da quella interna; per cui, più il rapporto tra superficie e volume del pezzo di carne è basso (quindi un pezzo grande), minori saranno le perdite in scongelamento, mentre più è piccolo, più saranno le perdite di liquido; una carne tagliata a dadini avrà quindi più perdite in scongelamento della stessa carne rimasta intera, fermo restando quello che abbiamo detto prima a proposito delle perdite in scongelamento.
Le perdite in scongelamento si hanno dalla superficie della carne, non dalla parte interna. Questo significa che se tagliamo la carne in piccoli pezzi (terzo cubo) la superficie sarà molto maggiore rispetto ad un unico pezzo grande (primo cubo), e ci saranno quindi più perdite.
Quando, invece, scongeliamo in acqua in modo rapido, per permettere uno scongelamento quanto più rapido possibile è meglio tagliare prima di congelare: in questo modo si creerà più liquido, ma dobbiamo considerare che:
E’ per questi motivi che conviene tagliare prima di congelare se abbiamo intenzione di scongelare rapidamente.
La regola generale è che, a meno di aver scongelato la carne giusto quel tanto che basta per tagliarla (per cui lo scongelamento è incompleto) sarebbe meglio non ricongelare lo scongelato.
Qualcuno lo fa, solitamente commentando con il classico “io lo faccio e non è mai successo nulla”, ma la realtà è che da punto di vista scientifico (ricordo che mi occupo di divulgazione scientifica, cioè cito quanto si trova scritto sulle fonti scientifiche, non sono opinioni personali!) c’è più di un motivo per evitare di fare questa operazione (se non scongelare quel tanto che basta per tagliare la carne congelata con il coltello, ma questo non si può considerare un vero e proprio scongelamento; parliamo, chiaramente, di uno scongelamento e di un ricongelamento completi).
I due motivi principali per evitare di scongelare per poi ricongelare sono i seguenti:
La differenza della proliferazione batterica tra il primo e il secondo scongelamento.
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Per quanto riguarda il ricongelamento di carne scongelata che però, nel frattempo, è stata cotta, le cose sono un po’ diverse.
La cottura ha infatti azzerato la carica batterica (quindi il problema della proliferazione si risolve), e comunque ha modificato molto la struttura della carne (con anche un po’ di perdita di acqua, per cui la formazione dei cristalli tipici della carne cruda congelata si ha in misura molto minore, eliminando anche il secondo problema).
Il ricongelamento della carne scongelata e poi cotta non rappresenta quindi un problema, in generale, e anzi è un metodo utilizzato nelle diete casalinghe a cotto per evitare di cuocere la carne ogni giorno, considerando anche che nelle diete casalinghe a cotto, a causa della degradazione in cottura, è necessario un integratore specifico da aggiungere all’alimentazione.
In Estate chi ha un cane deve stare molto attento alla Leishmaniosi, malattia infettiva e contagiosa causata dal parassita Leishmania Infantum che viene trasmesso dalla puntura dei pappataci, piccoli insetti di solito più attivi da maggio a ottobre. La patologia colpisce generalmente i cani, e spesso è fatale, ma può toccare anche l’uomo.
È molto frequente nel sud Europa, con una prevalenza pari al 75%. In Italia è diffusa in Liguria, in tutte le regioni del Centro-Sud e nelle isole. Recenti indagini epidemiologiche, però, hanno evidenziato focolai anche al Nord, in aree precedentemente considerate indenni, come le zone collinari di Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna.
SINTOMI
“È molto difficile capire se il cane è stato punto, per questo va protetto al massimo contro il rischio. E anche se ci accorgiamo di una puntura non è certo semplice distinguerla da quella di un altro insetto; i sintomi della malattia poi possono essere abbastanza comuni, come ad esempio inappetenza o diarrea, e il proprietario potrebbe essere tentato di considerarli passeggeri. L’occhio clinico del medico veterinario è invece già in grado di leggere questa sintomatologia in modo più preciso e di verificare l’eventuale compresenza di altri sintomi che generalmente si manifestano, come l’ingrossamento dei linfonodi. Il vero problema diagnostico è il prolungato periodo di incubazione di questa malattia”.
LA CURA
La prevenzione è proprio la chiave per stare tranquilli, perché purtroppo i cani che si ammalano non guariscono: “La Leishmaniosi si cura, ma non guarisce. Esistono trattamenti e terapie che dipendono dalle manifestazioni della malattia e che possono arrivare a permettere al cane di sopravvivere in longevità alla malattia stessa, ma è pur sempre una compromissione del suo benessere e della sua salute: è una malattia grave, da prevenire con il massimo impegno. Stiamo parlando di una patologia invalidante, che provoca lesioni cutanee, oculari, complicanze renali. Il quadro clinico può davvero assumere una piega infausta, di fronte alla quale si può agire sulla remissione dei sintomi, sulle difese immunitarie, ma a fronte di un controllo veterinario stretto e permanente”.
In ogni caso bisogna stare attenti e cercare di seguire i consigli per fare in modo che l’animale non si ammali. “Non è uno stato di emergenza, ma di allerta sì. Ormai questa malattia che si pensava di incontrare solo nel bacino mediterraneo, ha fatto la sua comparsa persino ad altitudini impensate, fino a risalire verso il centro Europa. Il cambiamento climatico ha favorito la circolazione di vettori che trovano condizioni favorevoli anche là dove un tempo sarebbero stati ostacolati dal freddo. È quindi corretto, in un’ottica di prevenzione, preoccuparsi di prevenire la puntura del pappatacio in tutto il territorio italiano, rincarando senz’altro le protezioni antiparassitarie esterne, per esempio con il vaccino, per alzare le difese immunitarie, se si va verso Sud, in territori endemici”.
LA PREVENZIONE I padroni dei cani devono per prima cosa impegnarsi a fare tutto ciò che è possibile per non far contagiare i loro animali.
Ma è possibile la prevenzione? “Non solo si può, ma la prevenzione è l’arma più potente ed efficace. La leishmaniosi canina si può e si deve evitare , bisogna usare bene un mix di strumenti, in parte comportamentali e in parte medicinali. Per cominciare il cane non deve restare esposto all’aperto quando è buio: è bene farlo rientrare dal balcone o dal giardino e farlo dormire in una stanza con zanzariere ben fitte. La protezione antiparassitaria deve essere specificamente indicata contro la Leishmaniosi e possibilmente unire il tradizionale collarino a un prodotto spot on, da applicare sulla cute.
Utile anche spruzzare sul manto dell’animale prodotti naturali che contengano repellenti contro le zanzare…
Il vaccino esiste e può essere consigliato dal medico veterinario, in aggiunta a quanto detto, dopo una accurata valutazione delle condizioni di rischio ambientale ed epidemiologico a cui è esposto il cane. Nessuno di questi accorgimenti deve essere messo in atto in modalità ‘fai da te’, ma sempre sotto consiglio del proprio medico veterinario”.
Inoltre, per limitare il rischio di infezione esistono anche applicazioni per i cellulari che evidenziano in tempo reale i comuni in cui è stata accertata la presenza di Leishmaniosi canina.
Scaricandole i padroni dei cani potranno controllare se la zona in cui si trovano, o che stanno per raggiungere per le vacanze, è a rischio così da poter adottare tutte le misure per la prevenzione.
Una soluzione antiparassitaria naturale può essere EcoNeem Scudo 3, nato dalla una combinazione di 3 olii essenziali, abbinati per avere una funzione sinergica.
L’Olio puro di Neem è una sostanza nota per essere sgradita ai principali insetti e parassiti, la sua azione è completata dall’Olio di Rosmarino dal potere antisettico, disinfettante ed insetto repellente. L’Olio di mandorle dolci per un effetto tonico, lenitivo e ristrutturante del pelo.