I cani quando avvistano persone estranee in alcuni casi abbaiano senza un motivo apparente, in altri non accennano a nessun segno di reazione.
Merito del loro istinto animale infallibile, i cani, infatti, solo nel guardare una persona, sono in grado di capire se ha buone intenzioni o meno nei suoi confronti, in quelli del proprio padrone o di altre persone. Ciò è dimostrato da una ricerca effettuata presso l’Università di Hokkaido, in Giappone.
In questa ricerca sono state analizzate le reazioni dei cani a seconda degli atteggiamenti delle persone con cui si stavano relazionando, tramite delle prove. Ad esempio una tra le tante prove consisteva in due persone che dovevano cercare di aprire un contenitore.
Tale prova è stata divisa in due scene: nella prima scena una persona rimaneva a fissare passivamente il contenitore fingendo di non sapere come fare per aprirlo, mentre l’altra cercava di prestargli il suo aiuto.
Nella seconda scena invece la prima persona si dimostrava sempre passiva e il suo compagno in questo caso negava il suo aiuto.
Alla fine della prova tutte e quattro le persone si sono avvicinate ai cani e si è riscontrato che il comportamento verso entrambi i protagonisti della prima prova che si erano aiutati a vicenda era del tutto positivo. Mentre con quelli della seconda prova i cani cercavano di stare alla larga, in particolare di non farsi avvicinare dalla persona che aveva rifiutato il suo aiuto all’amico, assumendo quindi un atteggiamento sgradevole.
Da questa prova si è potuto appurare che i cani riescono addirittura a giudicare un comportamento altrui se giusto, poco solidale o cattivo, e si comportano di conseguenza. Dai loro gesti riescono a far capire cosa pensano di una persona.
La loro abilità non finisce qui, infatti i cani riescono anche a capire il nostro stato d’animo, se stiamo male, se siamo arrabbiati o felici.
In questo caso però tale abilità non è data dal loro sesto senso, ma dal loro olfatto, perché il nostro odore può cambiare secondo lo stato d’animo attraverso i feromoni.
Insomma l’essere umano per un cane è come un libro aperto, forse è l’unico essere vivente a cui sarebbe inutile raccontare bugie o apparire ciò che non siamo.
Il vostro cane abbaia? È un suo sacrosanto diritto! Lo stabilisce una sentenza firmata da Giancarlo De Filippis, un giudice del Tribunale di Lanciano, in provincia di Chieti, che dichiara che i due cani della famiglia citata in giudizio dai vicini di casa avevano tutto il diritto di abbaiare perché, di fatto, in questo modo loro svolgevano una funzione di guardia e di sicurezza sul territorio in cui risiedevano. In quel specifico caso (i fatti risalgono a una sentenza sancita nel giugno 2012, come riportato dal quotidiano locale Il Centro), il giudice ha stabilito che si trattava di un vero e proprio “stalking giudiziario” nei confronti della famiglia. I due cani di Treglio, un pastore tedesco e un Bracco, erano accusati di abbaiare troppo e disturbare i vicini. Per giustificare la sua decisione, il giudice ha fatto riferimento agli articoli 544 bis e seguenti del Codice penale, all’art. 5 della legge 189 del 2004 e alla ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, che stabilisce l’obbligo morale dell’uomo di rispettare tutte le creature viventi.
Questa sentenza è una vera conquista nella tutela dei diritti dei nostri amici a 4 zampe. In questo modo vengono riconosciuti i loro diritti e rispettata la loro natura. Bisogna dire, però, che anche i proprietari di cani devono avere rispetto degli altri. Avere un cane non significa lasciarlo per ore e ore da solo su un terrazzo o in un giardino, senza curarsene del suo benessere. A volte, questi cani sono molto infelici ed esprimono il loro disagio abbaiando.
In altri casi, i cani sono semplicemente mal educati. La soluzione per i padroni di cani che abbaiano eccessivamente è un educatore cinofilo. Un professionista saprà sicuramente dare loro i consigli giusti.
Ricordiamo, però, che la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri. La legge che riguarda questo problema è l’art. 659 c .p. (Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone). Nel testo di legge c’è una precisazione importante: l’abbaiato dell’animale non deve superare i limiti di tollerabilità. Ma qual’è il limite di tollerabilità? Anche qui è il buon senso che deve dettare legge.
Per garantire un futuro migliore ai nostri amici a 4 zampe e per non esporre loro ad alcun rischio (i vicini molestati potrebbero provare ad avvelenare l’animale che li disturba) è opportuno che i proprietari di cani riescano a farli accettare agli altri adottando le misure o altri strumenti educativi ritenuti opportuni (come i corsi di addestramento anti-abbaio) per una pacifica convivenza.
FONTE: pianetadonna.it
SOCCORSO ANIMALI FERITI O ABBANDONATI
Siamo ormai prossimi al periodo estivo, si avvicinano le ferie tanto attese e in questo periodo aumentano le persone in viaggio e purtroppo anche l’abbandono degli animali. Nonostante le moltissime campagne di sensibilizzazione sull’argomento ogni anno si stima che vengano lasciati sul bordo di una strada una media di 50.000 cani e 80.000 gatti, cifre raccapriccianti. L’abbandono non riguarda solo i cani ed i gatti, ma di recente ha colpito sensibilmente anche specie cosiddette esotiche, la cui detenzione era stata sottoposta a regolamentazione severa comprendente il divieto di detenzione di talune specie e l’obbligo di denuncia di altre invece consentite. Anche al di là dei picchi di abbandono registrati subito dopo l’ordinamento però, le specie esotiche sono anch’esse interessate dal fenomeno. Molti rettili sono abbandonati in giardini e parchi pubblici, o nei corsi d’acqua e ciò può causare conseguenze negative alla fauna selvatica locale.
In Italia l’abbandono è vietato i sensi dell’art. 727 del codice penale che al primo comma recita: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro ».
Inoltre, secondo il Ministero della Salute italiano, «chi abbandona un cane, dunque, non solo commette un illecito penale (Legge 20 luglio 2004, n. 189), ma potrebbe rendersi responsabile di omicidio colposo quando gli animali abbandonati provocassero incidenti stradali mortali
COSA PUOI FARE TU?
Se assisti a un caso di abbandono, fai sentire la tua voce, e denuncia alle forze dell’ordine i colpevoli.
Chi trova un cane abbandonato deve denunciarne il ritrovamento presso le Forze di Polizia oppure può chiamare il 118 e rivolgersi al Servizio Veterinario dell’Azienda Usl, reperibile 24 ore su 24, sette giorni su sette. Questo passaggio è necessario, anche se s’intende adottare il cane, per accertare lo stato di abbandono ed escludere casi di appropriazione indebita.
NON CI SONO SCUSE ALL’ABBANDONO DEGLI ANIMALI
L’abbandono degli animali è una pratica abietta che nessuna motivazione può giustificare.
Nelle zone culturalmente progredite il fenomeno si è drasticamente ridotto, sino al punto di non rappresentare più un’emergenza.
Nei Paesi di fascia intermedia come l’Italia, invece, ancora oggi si detengono animali senza possedere però la cultura necessaria per gestirli. L’Italia è indietro nella reale adozione di misure a tutela degli animali ed è arretrata anche la visione su cui si basa ora detta tutela.
Adottare un animale, una scelta consapevole.
La scelta di prendere con te un animale è una scelta che ti cambia la vita.
Un animale non è un peluche: ha delle esigenze che devono essere rispettate tutti i giorni, a tutte le ore, in tutte le stagioni. Non esiste l’avere altro da fare, non esiste il non fare passeggiate perché c’è freddo e sta piovendo.
L’abbandono degli animali è troppe volte conseguenza di mancata informazione su cosa vuol dire avere a che fare con un essere vivente che ha il suo carattere e delle necessità. Spesso la scelta di un’adozione è fatta perché attratti da un musetto da accarezzare, e non con una reale presa di coscienza di tutti i “sacrifici” e i cambiamenti che un animale comporta. Un animale ti cambia la vita, in meglio, in tutto. L’amore che ricevi è incommensurabile, ma devi meritartelo.
Il termine pet therapy è stato inventato dallo psichiatra americano Boris Levinson nei primi anni 60 e significa letteralmente “ terapia dell’animale d’affezione”. Si tratta di una terapia di supporto alle cure farmacologiche che sfrutta la positività della vicinanza di un animale ad un malato. Lo psichiatra durante una seduta con un bambino autistico, si accorge che la vicinanza del suo cane lo aiuta ad interagire con lui durante le terapie ed invoglia il bambino a giocare. Levinson dimostra inoltre che la vicinanza di un animale migliora di molto l’autostima delle persone. Oggi la Pet Therapy viene praticata con l’ausilio di parecchie specie animali, in primis c’è il cane seguito dal gatto, il cavallo, il coniglio, la mucca e i delfini. Ma perché il cane é al primo posto? Perché da sempre é il migliore amico dell’uomo, è l’animale che più interagisce con l’essere umano e con il quale instaura un legame intenso e duraturo. Il cane ha inoltre la capacità istintuale di non mettere in atto alcun meccanismo psicologico difensivo, non giudica, non rifiuta, si dona completamente e non ha nessun pregiudizio. La sua vicinanza diminuisce il battito cardiaco, calano le ansie e le paure, sa leggere il linguaggio del corpo, percepisce i diversi stati d’animo dell’uomo,ama giocare e facilita nel malato la riscoperta della vivacità e la socialità. Nella maggior parte dei casi vengono attivati interventi con persone anziane, bambini, malati psichiatrici e disabili. I cani che vengono impiegati nella Pet Therapy devono avere dei requisiti comportamentali ben precisi, devono essere totalmente privi di aggressività sia verso l’uomo che verso i propri simili, devono essere molto socievoli e non spaventarsi se circondati da estranei in luoghi a loro non familiari inoltre devono possedere parametri veterinari ben precisi, per questo vengono sottoposti a periodici controlli sanitari per escludere qualsiasi tipo di malattia trasmissibile all’essere umano. Vengono preparati alla loro missione fin da cuccioli nell’allevamento di provenienza, sono scelti già dalla 8/10 settimana di vita osservando ogni cucciolo da solo, usando specifici test caratteriali le cui risposte vengono annotate e valutate. Requisito fondamentale è la relazione tra il cane e il suo conduttore, soltanto questo legame permette la buona riuscita di un trattamento. Il conduttore è colui che lo ha addestrato e che deve essere necessariamente presente ad ogni seduta di terapia con il malato. Le razze canine che più facilmente si prestano per questi interventi sono il Golden Retriver, il Labrador e il Pastore Tedesco. Vengono sconsigliati invece cani di piccola taglia in quanto potrebbero facilmente stressarsi se circondati da molte persone e soprattutto da bambini. L’Italia è il primo paese ad aver ufficializzato questo tipo di terapia. Esistono enti e associazioni sparse in tutto il territorio nazionale che tengono corsi di Dog Therapy. Realtà che operano ormai da tempo sono l Ospedale Niguarda di Milano, il Meyer di Firenze e il Salesi di Ancona.
Negli ultimi tempi purtroppo la natura ci fa assistere sempre più spesso a catastrofi come il recente terremoto che ha colpito le marche e vedere le devastanti immagini dopo un’ alluvione, una valanga e di seguito gli uomini della protezione civile affiancati dai loro fedeli cani che scavano tra le macerie ininterrottamente, in acqua o sotto cumuli di neve con la speranza di estrarre e portare in salvo superstiti purtroppo però a volte con esiti negativi. L’unita’ cinofila di soccorso e’ un binomio formato da un cane e dal suo conduttore. Si utilizza il cane poiché ha un fiuto eccezionale, superiore di molto a quello dell’essere umano. Le razze più utilizzate per la ricerca ed il soccorso sono il Pastore Tedesco , il Terranova, il Pastore belga, il Border Collie, il Golden Retriver e il Labrador. L’addestramento del cane da soccorso inizia quando è ancora cucciolo, la sua socializzazione è fondamentale e dovrà essere fatta con quante più persone possibili poiché dovrà imparare a rimanere completamente indifferente a chi lo accarezza, lo avvicina ed imparare ad interagire soltanto con i volontari che lo premiano quando trova, con carezze e bocconcini premio. Il vero e proprio lavoro però avverrà dopo i 6 mesi, in questo periodo inizierà ad effettuare brevi e facili ricerche. Per l’addestramento vengono sempre usati metodi non coercitivi ma basati sul gioco ed è bene che il suo conduttore impari a riconoscere nel proprio cane segnali di noia o quando non è più interessato al lavoro che svolge sospendendo temporaneamente l’attività. E’ di enorme importanza creare un rapporto di massima fiducia fra il cane e il suo conduttore tale da far compiere all’animale gesti di eroismo puro. I cani da soccorso sono molto attenti, si sforzano di dare il massimo, sono quasi consapevoli ed orgogliosi di se stessi per il lavoro che sono chiamati a svolgere. Sono molto robusti, hanno una grande resistenza fisica che li aiuta a sopportare le avversità che si presentano durante le lunghe ed estenuanti ore di lavoro. Ultimamente abbiamo assistito ad Amatrice, alle gesta di Corso, un labrador di quattro anni, che ha ritrovato un’intera famiglia sotto le macerie purtroppo non in vita. In base alla loro formazione ed esperienza, i cani possono essere cani da fiuto o da ricerca . Possono anche essere classificati a seconda che siano addestrati a discriminare odori ben precisi, e quindi a cercare una specifica sostanza, oppure a seguire qualunque odore venga loro sottoposto per esempio dopo aver ricevuto un campione di odore di una persona.
Nel 1974 fu addestrato il primo cane per la ricerca di cadaveri da parte del dipartimento di polizia di New York. Da allora, ai cani da cadavere può essere chiesto sia di esplorare grandi aree alla ricerca di resti, per esempio intorno ai luoghi di incidenti aerei, oppure in spazi confinati, per cercare indizi sul luogo di un omicidio. I cani da valanga lavorano, attraverso il fiuto, in modo simile, ma devono essere bravi a passare velocemente da scenari selvaggi a luoghi con edifici o macerie, perché per sua natura una valanga copre indistintamente ogni cosa.. I più bravi riescono a sentire uomini sprofondati anche quattro metri sotto la neve.
È fondamentale che chi possiede un cane conosca la legge che tutela i diritti e regola eventuali obblighi: ecco perché “Il cane e la legge: articoli e norme utili” vuole essere una breve descrizione di quelle principali.
Il maltrattamento degli animali, viene punito dall’Articolo. 727 del Codice Penale, il quale, modificato con la Legge n. 189 del 20 luglio 2004, prevede che: «Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze». L’Art. 544-ter specifica che: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro». La stessa pena è prevista per chiunque rechi danno alla salute di un animale (che sia o no di un proprietario), e viene raddoppiata qualora il danno determini la morte dell’animale.
Dal 1 novembre 2011 è inoltre in vigore la normativa che vieta il taglio di orecchie e coda a fini estetici. La violazione di tale divieto è punita con una multa variabile da 5.000 a 30.000 euro o con la reclusione da tre a diciotto mesi, ai sensi dell’Articolo. 544 del Codice Penale.
Per i proprietari
– Recita l’Articolo.1 della legge quadro in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo (Legge 281/1991): «Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali d’affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente». La tutela degli animali d’affezione è regolata anche da leggi regionali; inoltre ogni comune può emanare ordinanze a riguardo.
– L’Articolo.3, comma 1 della legge quadro prevede «L’istituzione dell’anagrafe canina presso i comuni o le ASL, nonché le modalità per l’iscrizione a tale anagrafe e per il rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore». Dal 2005 l’obbligo del tatuaggio è stato sostituito dall’applicazione di un microchip contenente il codice identificativo del cane. È quindi obbligatorio per chi possiede un cane provvedere alla sua registrazione entro il secondo mese di vita presso l’anagrafe canina del comune di appartenenza. Il certificato di iscrizione a tale anagrafe dovrà poi accompagnare sempre il cane durante i suoi trasferimenti o cambi di proprietà.
– L’Articolo.5 della legge quadro di cui sopra prevede le sanzioni e precisamente: «Chiunque abbandona cani, gatti o qualsiasi altro animale custodito nella propria abitazione, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire 300.000 a lire 1.000.000 ». (Si ricorda che l’Art. 51 del decreto legislativo 24 giugno 1998 n. 213 recita: «A decorrere dal 1° gennaio 2002 ogni sanzione penale o amministrativa espressa in lire nelle vigenti disposizioni normative è tradotta in euro secondo il tasso di conversione irrevocabilmente fissato ai sensi del Trattato.» [n.d.A.])
– L’Articolo.2052 del Codice Civile riguarda i danni da animali e sancisce che: «Il proprietario di un animale o chi lo ha in custodia è responsabile dei danni causati dall’animale, sia che esso fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salva sempre la prova del caso fortuito». L’Ordinanza per la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani (in vigore dal 23 marzo 2009) stabilisce che il ruolo del proprietario del cane è fondamentale nella prevenzione di eventuali aggressioni da parte dell’animale a persone terze ed è responsabile anche penalmente, oltre che civilmente, di eventuali danni a cose e persone da essi provocati, anche quando il cane è stato affidato a persone terze.
I cani hanno inoltre l’obbligo di uso del guinzaglio quando sono condotti in ambienti urbani e aperti al pubblico (fanno eccezione aree appositamente dedicate). Il proprietario dovrà inoltre avere sempre con sé una museruola (del tipo rigido o morbido) da far indossare al cane in caso di necessità
Anche gli animali soffrono di allergie ed è importante capire cosa disturba il loro organismo per salvaguardare la loro salute e, talvolta, la loro vita. L’allergia consiste in una reazione negativa del sistema immunitario, rispetto ad un agente esterno, solitamente innocuo ma individuato come nemico.
Si può trattare di un alimento, come di una sostanza dispersa nell’aria (i pollini) o la puntura di un insetto. È importante dunque prestare attenzione ai sintomi e all’ambiente circostante quando questi si manifestano.
Quali sono i sintomi dell’allergia negli animali?
Si manifestano con lacrimazione degli occhi e/o difficoltà respiratorie, prurito e desquamazione della cute, naso gocciolante e starnuti. Oppure vomito e diarrea. Anche nei gatti possono inoltre sussistere delle malattie autoimmuni, seppur rare, ovvero la reazione del sistema immunitario contro alcune cellule dello stesso animale.
Per poter aiutare l’animale in modo efficace è necessario eseguire una visita clinica approfondita, in quanto le terapie da prescrivere variano notevolmente in base alle cause individuate. A seconda della malattia concomitante, potrebbe essere sufficiente sottoporre il paziente a un trattamento dei parassiti per eliminare il prurito. In altri casi, è necessaria la somministrazione di farmaci per un periodo di tempo più lungo per migliorare lo stato di salute e la qualità di vita dell’animale.
L’atto del grattarsi se protratto può causare un danno cutaneo.
Con esami specifici, il tuo veterinario può accertare la malattia.
Allergie: per saperne di più
L’allergia alimentare
Possono sviluppare allergia ad alcuni alimenti o sostanze in essi contenute. I più frequenti: pollo, il pesce, il mais, il grano e la soia. In genere si evidenzia con una eruzione cutanea localizzata sulla testa, sul collo e la schiena tutta, con correlato ed intenso prurito. A volte sono coinvolte anche le orecchie e possono gonfiarsi gli occhi. Non di rado si assiste anche ad una intensa perdita di pelo.
La dermatite atopica
Quando si parla di dermatite atopica ci si riferisce ad una condizione patologica della pelle causata dalla inalazione di alcuni allergeni liberi nell’aria (come i pollini, la polvere o le muffe). Spesso è stagionale ed i sintomi non sono sempre eguali. Comprendono comunque un prurito localizzato alla testa e al collo, eruzioni cutanee di vario genere sulla schiena e la perdita di pelo simmetrica provocata
dall’eccessivo e continuo leccarsi e grattarsi. Chiaramente la dermatite atopica è difficile da distinguere dalle altre” malattie cutanee allergiche, come quelle provocate dalla puntura di un insetto o parassita, da allergia alimentare o da contatto.